Lucilla Vianello a Vanity Fair: «Quando scopri che hai un tumore e il tuo matrimonio va in pezzi»

La scrittrice, autrice di «Diario di un delirio», racconta la diagnosi più brutta, un marito distante e il coraggio di immaginare un’altra vita: «Non è che bisogna aspettare un cancro per cambiare. Se non si è più felici, ricominciare è lecito»

«Ognuno di noi ha un delirio… un momento di follia, secondo, minuto, ora». Lucilla Vianello, autrice tv, il suo l’ha messo in Diario di un delirio (Santelli Editore, ora in libreria), un romanzo ma che ha tanto di autobiografico. Lavinia, la protagonista del libro, è una donna che dopo la diagnosi di cancro ha acquisito la triste consapevolezza di non essere felice con suo marito e nel ruolo di mamma e casalinga, succube degli altri. Riprendendo in mano la sua esistenza, Lavinia si è innamorata perdutamente di Marco, il suo oncologo.

Tra di loro, una storia clandestina densa di passione che porterà Lavinia all’autodistruzione e al masochismo.

Anche alla scrittrice nel 2016 è arrivata la diagnosi che nessuno vorrebbe mai sentire: tumore al seno destro. Ma, racconta, è stata proprio la scoperta del tumore ad averla messa di fronte alla prova più difficile: trovare il coraggio per cambiare la propria vita, per chiudere un matrimonio che non la rendeva più felice e dedicarsi alla scrittura, oggi il suo lavoro. E non è successo solo a lei.

Come riporta uno studio pubblicato da Cancer, circa il 12 per cento delle coppie va incontro a divorzio o separazione se uno dei due coniugi sviluppa il cancro. Ma ben il 21 per cento delle coppie tende a separarsi quando ad ammalarsi è lei. Di quest’aspetto, però, si parla sempre pochissimo. «Io e mio marito stavamo insieme da tanto tempo», continua l’autrice, «Tre figli, io avevo rinunciato al lavoro di pianista per dedicarmi alla famiglia. Quando la malattia è arrivata ho capito che non volevo morire anche perché non ero felice. Mio marito? Si è assentato cinque minuti prima del mio intervento al seno per un impegno, a suo dire, improrogabile di lavoro. Non mi ha mai accompagnato a una radioterapia, continuava a dirmi “tanto l’hai preso in tempo, ti è andata bene”». Per Lucilla, invece, è stata molto dura: «Dopo l’intervento al seno, mi hanno tolto i linfonodi, ho fatto la radio, e oggi mi sottopongo ai controlli di routine. Sto sempre sul chi va là».

Il messaggio che vorrebbe trasmettere è uno: «Non è che bisogna aspettare un tumore per cambiare vita. Se non si è più felici non bisogna attendere un grande spavento. Si può cambiare». E non bisogna nemmeno pretendere di voler tenere insieme i pezzi per il bene dei figli: «I figli vogliono sapere, non fare finta di niente. Con loro è necessario essere sinceri, anche per quel che riguarda la malattia. Oggi hanno ancora paura che io possa ammalarmi di nuovo, ma vogliono che non gli nasconda niente». La felicità? È più vicina e significa «avere iniziato ad amare me stessa senza paura».


Lo struggente racconto di Lucilla Vianello sbarca su Vanity Fair il 09 novembre 2020 con un articolo di Stefania Saltalamacchia.

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